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La Diatermia Capacitiva e Resistiva è una terapia che stimola energia dall'interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antiinfiammatori.
La Diatermia Capacitiva e Resistiva richiama le cariche elettriche da varie parti del corpo, sfruttando il modello del condensatore, vale a dire due conduttori posti di fronte e separati da un isolante. Caratteristica importante della Diatermia Capacitiva e Resistiva è l’assenza di effetti collaterali e di controindicazioni, salvo quelle comuni a tutte le apparecchiature elettromedicali: portatori di pacemaker e donne in gravidanza; è comunque opportuno osservare una certa precauzione nei soggetti con sensibilità alterata della temperatura. Il trattamento può essere eseguito anche in presenza di sintesi metalliche, comunque dopo il parere favorevole del chirurgo che ha effettuato l’intervento.
Il trattamento è eseguito manualmente, utilizzando una piastra fissa ed un manipolo. Nella modalità capacitiva, il manipolo, rivestito in ceramica, viene mosso dall’operatore a mò di massaggio sulla zona da trattare. Nella modalità resistiva, il manipolo d’acciaio viene mantenuto quasi fisso su determinati punti, per irradiare l’energia nel distretto corporeo interessato, in direzione della piastra fissa, posta a monte o a valle.
La durata media di una seduta di Diatermia Capacitiva e Resistiva è di 20-30 minuti; un ciclo completo di cura prevede in genere dalle 6 alle 10 sedute.
A seconda delle patologie e del loro stadio (acuto, post-acuto, cronico), il trattamento può essere effettuato in atermia, omotermia, ipertermia.
La Diatermia Capacitiva e Resistiva viene impiegata con ottimi risultati in:
L’ipertermia è una tecnica usata in fisioterapia che agisce sfruttando le caratteristiche dei campi elettromagnetici a radiofrequenza che, per induzione, producono un riscaldamento localizzato e profondo.
Il calore, attraverso il sistema circolatorio, si diffonde nei tessuti circostanti aumentando il flusso sanguigno, riducendo lo stato infiammatorio, la rigidità e il dolore.
Le principali indicazioni sono per le patologie di tipo:
Il trattamento è da evitare nei pazienti portatori di pace-maker e in tutti quei casi dove l’aumentato flusso ematico può provocare danni (flebiti-ematomi).
La Laserterapia si basa su una sorgente di luce che si propaga con onde elettromagnetiche e che ha caratteristiche di monocromaticità, coerenza, direzionalità e brillanza.
I Laser utilizzati in medicina possono essere terapeutici e chirurgici. Tra quelli terapeutici ci sono: Laser ad He-Ne, Laser a semiconduttore I. R. e Laser a semiconduttore I. R. di potenza, Laser CO2, Laser a Nd:YAG. Il nostro Centro possiede due apparecchi Laser semiconduttore I.R. di potenza: il primo, un Laser Diodico a scansione, con emissione continua e frequenzata e su diverse lunghezze d’onda; l’altro apparecchio Laser, invece, è utilizzabile con il manipolo. La lunghezza d’onda del raggio Laser è di 808 nm , con potenza max. di 6 W ed una frequenza variabile da 0 Hz a 2000 Hz: tali parametri permettono di ottenere una buona profondità di penetrazione, fino a circa 5 cm, con il minimo assorbimento dei tessuti cutanei.
La luce Laser influenza i meccanismi di difesa naturale ed ha effetti anti-infiammatorio, anti-edema, antalgico, biostimolante, migliora il microcircolo sanguigno, migliora la cicatrizzazione delle ferite.
La Laserterapia viene utilizzata per migliorare la sintomatologia in patologie traumatiche quali contusioni, distorsioni, strappi muscolari, stiramenti, tendiniti, borsiti, talloniti; è utile anche in caso di artrosi, rachialgie, lombosciatalgie,…
Le controindicazioni principali sono: gravidanza, epilessia, tumori, stadi emorragici, trattamenti sui gangli simpatici, sul nervo vago, sulla tiroide e sulla regione cardiaca in pazienti con patologie cardiache.
Le correnti diadinamiche furono introdotte da Bernard nel 1929.
Esse sono correnti a bassa frequenza con effetti analgesici (legati all’inibizione delle terminazioni sensitive periferiche) e trofici (legati alla vasodilatazione e assorbimento degli edemi). Le correnti diadinamiche comprendono: corrente monofase, difase, modulata in corto periodo, modulata in lungo periodo, sincopata.
È opportuno utilizzare le varie modulazioni sovra esposte per evitare l’assuefazione da parte dei tessuti su cui agiscono.
Le indicazioni dei diversi tipi di corrente possono così essere riassunte:
Terapia basata sull'applicazione di corrente elettrica per stimolare alcune fibre nervose poste sotto la cute. Gli impulsi nervosi risalgono verso il midollo spinale bloccando a questo livello il dolore. Praticamente si regola l'intensità dello stimolo elettrico fino a produrre una sensazione di formicolio sull’area trattata e ad ottenere una sensibile diminuzione della sintomatologia dolorosa.
Il principio fisiologico su cui la TENS fa riferimento è quello del GATE-CONTROL. In pratica si viene a chiudere il cancello a tutte le informazioni dolorifiche dirette al cervello. È come se un interruttore bloccasse tutti questi messaggi. Durante il trattamento, il paziente deve avvertire una costante sensazione di formicolio piacevole per tutta la durata della seduta. Oltre all’effetto inibitorio, c’è una liberazione di endorfine ed un innalzamento della soglia del dolore.
Gli elettrodi possono essere posti sia su dei punti trigger longitudinalmente o trasversalmente a seconda del segmento corporeo da trattare. Le controindicazioni sono le solite delle altre terapie elettriche: pace-maker, aritmie ecc.
L’elettrostimolazione è una terapia che sfrutta la corrente elettrica come mezzo per indurre la contrazione muscolare. Il principio consiste nello stimolare le fibre muscolari, tramite elettrodi posti sulla cute, utilizzando apposite forme di onde elettriche: triangolari,esponenziali,quadrate,faradiche.
Principali indicazioni:
I vantaggi dell’elettrostimolazione possono essere l’aumento locale della circolazione sanguigna e delle dimensioni delle fibre muscolari ;altresì aumenta l’apporto di ossigeno e lo scambio metabolico nella zona trattata.
L'utilizzo è controindicato a pazienti epilettici ,a portatori di pacemaker, donne in gravidanza, persone affette da tromboflebite,pazienti con patologie cardiache. Non deve essere utilizzata vicino a ferite non cicatrizzate. Solitamente ,dopo il trattamento, si può manifestare arrossamento sulla cute, dove dove sono stati applicati gli elettrodi, che in genere scompare dopo poco tempo.
La corrente di Kotz viene utilizzata per potenziare i muscoli innervati permettendo un ottimale reclutamento muscolare con minima sensazione dolorosa e con il minimo affaticamento del muscolo trattato. Il suo effetto eccitomotorio si concentra soprattutto nei muscoli profondi. Il dottor Kotz utilizzò per primo questa corrente negli anni ’70 poiché si accorse che il muscolo dopo circa 15 secondi di stimolazione si affatica eccessivamente e soltanto una pausa di circa 50 secondi può evitare l'accomodazione e conseguente contrazione insufficiente. Gli effetti terapeutici sono il miglioramento del tono-trofismo muscolare e l’aumento della forza del muscolo trattato.
L'indicazione in fisioterapia è per coloro che hanno un atrofia da non uso, post-intervento chirurgico, dopo immobilizzazione in gesso in seguito ad una frattura e nei pazienti con scoliosi idiopatica.
Per utilizzarle correttamente, è preferibile che il paziente muova l'arto mentre gli viene praticata l’elettrostimolazione. Le controindicazioni sono: paziente portatore di pace-maker; donne in gravidanza; neoplasie.
La ionoforesi è una metodica terapeutica che provoca la penetrazione di un medicamento direttamente nella zona da trattare (attraverso i dotti ghiandolari ed i canali piliferi) per mezzo dell’applicazione di una corrente elettrica continua. Il farmaco prescelto, avente prevalentemente carica elettrica positiva o negativa, va posto sull’elettrodo con la stessa polarità, causando così una migrazione ionica del farmaco di qualche millimetro sotto la cute. La dismissione ionoforetica ha il vantaggio di ridurre gli effetti collaterali sistemici del farmaco. Gli svantaggi della ionoforesi sono costituiti da possibili irritazioni e ustioni cutanee.
La durata della terapia va dai 20 ai 30 minuti.
Principali indicazioni:
Gli ultrasuoni sono costituiti da vibrazioni longitudinali di frequenza superiore ai 17.000 Hz, quindi non percepibili dall’orecchio umano.
In Fisioterapia gli ultrasuoni vengono applicati grazie ad una superficie vibrante che non deve essere fissa. Essendo considerevole l’assorbimento di essi da parte dell’aria, occorre interporre tra la superficie vibrante e la cute una sostanza grassa o del gel. La superficie da trattare può anche essere immersa in acqua, quando si debbono trattare le estremità degli arti. In generale la potenza è compresa tra 1 e 3 W/cm2, la frequenza più utilizzata è di 1 MHz che dà una buona penetrazione.
La durata di una applicazione varia da 5 a 10 minuti, mentre il numero totale delle sedute varia a seconda delle patologie.
Le indicazioni mediche sono soprattutto a scopo analgesico, antiinfiammatorio e fibrolitico:
La magnetoterapia, tramite i campi magnetici pulsati a bassa frequenza e bassa intensità, viene utilizzata da diversi anni in fisioterapia. Essa favorisce i processi riparativi dei tessuti e stimola le naturali difese dell’organismo tramite trasformazioni di permeabilità di membrana cellulare, aumento della vascolarizzazione e irrorazione sanguigna, maggiore diffusione di ossigeno.
La magnetoterapia viene utilizzata, in campo ortopedico, traumatologico e reumatologico per algie e traumi articolari, disturbi infiammatori; è utilizzata per facilitare la neo-formazione di callo osseo nei casi di fratture ed è possibile praticarla anche mentre l’arto del paziente è nell’apparecchio gessato. In aggiunta a cure mediche, dieta idonea e movimento, è utilizzata anche per il trattamento di alcune forme osteoporotiche distrettuali.
I raggi infrarossi fanno parte delle radiazioni elettromagnetiche. L’applicazione di raggi infrarossi è da considerarsi una termoterapia esogena.
Si praticano utilizzando una lampada posta alla distanza di circa 50-60 cm dalla cute, per un tempo medio di 10-15 minuti. Il principale effetto dell’infrarosso è la produzione dell’effetto termico nella zona trattata: con il calore aumenta la temperatura ed il metabolismo dei tessuti, la vasodilatazione dei capillari ed il rilassamento muscolare. Tutto ciò induce un effetto antalgico.
Gli infrarossi sono indicati per contratture muscolari, per il trattamento dell’artrosi; inoltre sono efficaci come preparazione alle sedute di massoterapia, mobilizzazioni e di rieducazione motoria. Le principali controindicazioni sono cardiopatie scompensate, ipertensione arteriosa grave, processi infettivi acuti, flebiti, fragilità capillare…
Le trazioni possono essere eseguite tramite forza manuale, del terapista, o meccanica.
La trazione meccanica viene praticata attraverso carrucole sulle quali si fa scorrere una fune ai cui estremi c’è, da una parte, una mentoniera e, dall'altra, un peso. Le trazioni possono essere continue o intermittenti. La posizione del paziente può essere sia seduta che supina, con la colonna cervicale leggermente in flessione. Il peso va aumentato gradualmente, poiché un'intensità elevata nelle prime sedute può indurre contratture riflesse muscolari. Le trazioni cervicali vengono comunemente impiegate allo scopo di ampliare lo spazio intervertebrale, ampliare i forami di coniugazione e quindi per il trattamento delle cervicalgie acute e croniche, delle cervico-brachialgie e delle contratture muscolari. Le trazioni sono controindicate in presenza di osteoporosi grave, neoplasie vertebrali, malformazioni vertebrali, reumatismi in fase acuta, colpi di frusta recenti e insufficienza vertebro-basilare.
È una pratica terapeutica che consiste in un insieme di manovre manuali esercitate sulla cute, con lo scopo di mobilizzare i tessuti superficiali e/o profondi e curare determinate patologie, principalmente dell’apparato locomotore.
Da millenni il massaggio ha una grande importanza nel trattamento di ammalati e traumatizzati. Già nell’antichità era usato per migliorare le prestazioni sportive degli atleti. Con il tempo questa tecnica si è evoluta e modificata dando origine a nuove forme di massaggio come il linfodrenaggio, il massaggio trasversale profondo (MTP), il massaggio connettivale.
Il massaggio classico o terapeutico si applica seguendo varie modalità: sfioramento, impastamento e spremitura, frizione, uncinamento, percussione e battitura, vibrazione e scuotimenti. Ogni manovra svolge più azioni biologiche a seconda dell’utilizzo e dell’esperienza del terapista.
Presupposti per l’efficacia del massaggio sono la giusta posizione del paziente, l’ambiente di cura, oltre naturalmente all’attenta valutazione del paziente ed alle capacità tecniche ed empatiche dell’operatore.
Lo scopo primario del massaggio è quello di migliorare le condizioni biologiche dei tessuti interessati da una patologia. Gli effetti consistono nel regolare il tono muscolare,nel l’aumentare la vascolarizzazione della cute e della muscolatura,nel promuovere un più rapido deflusso dei cataboliti,nel provocare la lisi di aderenze.
In sintesi si potrà avere un effetto:
Tecnica manuale che ha lo scopo di normalizzare o accelerare la circolazione linfatica in quei casi in cui questa è ostacolata da patologie linfatiche o del microcircolo, esiti di traumi, problematiche secondarie di altre patologie (mastectomie, protesi etc.).
Il drenaggio linfatico manuale si avvale di manovre leggere, come tocchi, sfioramenti, movimenti circolari o a pompa perché ha lo scopo di agire sulla circolazione linfatica che viene a trovarsi in uno strato superficiale dei tessuti. Differente dal massaggio linfodrenante usato soprattutto per scopi estetici in assenza di patologia e che prevede un approccio più energico.
Per informazioni più dettagliate rimandiamo all’articolo inerente, presente sul nostro sito nella pagina Articoli di divulgazione sanitaria.
Il Massaggio connettivale è una pratica riflessoterapica che viene eseguita tramite sollevamento superficiale, pinzettatura, uncinamento e strisciamento sul tessuto sottocutaneo del tronco e degli arti. Esso viene praticato soprattutto a paziente seduto ed a volte in decubito laterale. La sua durata è di circa 15-20 minuti.
Il massaggio connettivale va a stimolare le terminazioni del sistema nervoso vegetativo così da indurre risposte terapeutiche per distretti corporei distanti dalla zona trattata.
Esso viene impiegato soprattutto per disturbi ginecologici, gastrici, epatici, intestinali, vescicali, emicrania, disturbi del sonno…
In ortopedia è utilizzato per algie e disturbi circolatori post-traumatici.
Per rieducazione motoria individuale si intende la pratica di esercizi a scopo terapeutico. La rieducazione motoria individuale tende a ristabilire la normale, o la migliore possibile, funzionalità articolare, muscolare e neuromotoria, nei casi di lesioni o compromissioni dell’apparato motore. Essa, dopo un’attenta valutazione, viene progettata, attuata e personalizzata sul singolo paziente, in base alla patologia, all’età, alle caratteristiche psico-fisiche. La rieducazione motoria si avvale di molte tecniche: chinesiterapia passiva (il fisioterapista e/o specifici macchinari mobilizzano le articolazioni del paziente), assistita (nei casi in cui il paziente non è in grado di compiere il movimento per tutta la sua ampiezza), attiva (esercizi praticati grazie alla contrazione muscolare del paziente stesso); tecniche di facilitazione neuromuscolare; tecniche di allineamento e rieducazione posturale; tecniche di coscienza del proprio corpo e di riarmonizzazione energetica. Esistono esercizi di rieducazione motoria segmentari e globali, con o senza resistenza, attuabili grazie ad innumerevoli ausili ed attrezzature (pesi, cavigliere, elastici, pulegge, biofeedback, macchine isotoniche, isocinetiche, …).
Diverse sono le metodiche utilizzate, quali ad esempio: Kabat, Bobath, Perfetti, Mulligan, McKenzie, Mézières, Souchard e tantissime altre. La rieducazione motoria è indispensabile nei postumi di un trauma e dopo interventi chirurgici; è utilizzata in campo ortopedico, reumatologico, neurologico, cardiologico, pneumologico, urologico, ecc. È consigliata come preparazione a numerosi interventi, quali impianto di protesi articolari, meniscectomia, riparazione della cuffia dei rotatori di spalla, ecc. Grazie anche alla rieducazione motoria si permette al paziente motuleso, quando possibile, di recuperare la stazione eretta, la deambulazione, le attività della vita quotidiana e lavorativa.
Le controindicazioni sono, solitamente, da intendersi relative allo stadio della patologia: per stadi di acuzie e nelle fasi iniziali del recupero si utilizzeranno alcune tecniche, mentre nelle altre fasi se ne praticheranno altre. Una particolare attenzione dovrà essere adottata per i cardiopatici scompensati.
La pedana Pro-kin della Tecno Body è un’apparecchiatura molto importante per la valutazione e per il trattamento di postumi di traumatismi degli arti inferiori, per controllo e stabilità posturali. Viene utilizzata anche nel trattamento di problemi dell’equilibrio. La pedana computerizzata rappresenta un’evoluzione della tavoletta di Freeman: infatti grazie alla stimolazione dei recettori periferici, si migliora il controllo neuro-muscolo-articolare. Il paziente verifica, tramite lo schermo del computer, con feedback visivo e sonoro, i propri esercizi terapeutici, partecipando alla seduta fisioterapica in modo più attivo e consapevole. Il fisioterapista ha modo di controllare e verificare quantitativamente e oggettivamente l’esercizio terapeutico; ha possibilità di archiviare e quindi confrontare e documentare, dopo cicli di terapie, i miglioramenti del paziente; può variare, ideare nuovi tracciati, controllare precisamente il carico che il paziente deve dare sull’arto da rieducare.
Le tecniche di biofeedback (retroazione biologica) consistono nel fornire ad un soggetto, tramite un'apposita apparecchiatura elettronica, un'informazione (un feedback) visiva e sonora, immediata, sull'andamento di una sua funzione fisiologica, con lo scopo di operare una modificazione della funzione stessa.
Essa misura la tensione muscolare e l’attività elettrica legata alla contrazione muscolare e consente di emettere volontariamente una risposta di rilassamento o di contrazione.
Il biofeedback risulta molto utile anche quando l'esercizio rieducativo deve essere molto selettivo, quando cioè si vuole allenare o inibire un muscolo od una sua parte.
Il biofeedback elettromiografico è utilizzato per la riabilitazione delle seguenti patologie:
Il Metodo Mézières è un’analisi e trattamento del sistema locomotore, delle sue disfunzioni di origine muscolare, iniziando da una attenta osservazione statica e posturale globale.
Questo metodo cerca di ricreare equilibrio ed armonia in tutti i segmenti vertebrali e periferici attraverso il recupero dell’estensibilità dei gruppi muscolari ipertonici e al rinforzo nello stesso tempo di quelli ipotonici utilizzando posture specifiche.
La particolarità del metodo Mézières è la globalità; il paziente viene trattato senza tralasciare la sua storia psicomotoria, curando quindi la causa e non il sintomo.
Françoise Mézières diceva infatti: “la causa del male non è mai li dove si manifesta”.
L’approccio globale, osservato dal terapista, prevede un’anamnesi classica, un esame visivo approfondito delle componenti anatomiche su tutti i piani ed in flessione anteriore e prosegue poi con una messa in postura del paziente, secondo le differenti posizioni di base, destinate a mettere in evidenza le tensioni, le contratture o le retrazioni responsabili delle deformazioni precedentemente analizzate.
Anche l’analisi della vita del paziente investe un ruolo importante per quanto riguarda la valutazione all’inizio della terapia: infatti i sintomi, spesso, esprimono la memoria di traumi psicologici, anche a distanza di tempo.
Il metodo viene applicato per affrontare tutti i problemi di statica e le loro conseguenze, dolorose o indolenti:
La R.P.G. (Rieducazione Posturale Globale) è una tecnica rieducativa che si propone di riprogrammare e riarmonizzare la postura della persona. Si attua attraverso il mantenimento attivo da parte della persona di posizioni (o posture) che permettono: allungamento muscolare, rilasciamento di tensioni e retrazioni muscolari. Questo tipo di lavoro è supportato da un attenzione specifica per la respirazione. In particolare il miglioramento dell’atto respiratorio e la presa di coscienza dei segnali che il corpo ci invia, ci permetterà di interagire con il dolore e la parte che ci crea problemi tentando di superarli.
Possiamo, infine, dire che la R.P.G. considera la persona come un insieme di emozioni, razionalità ed energia, ognuno con le proprie specificità e in maniera totale (o globale).
È indicata per problemi morfologici (scoliosi, ginocchio varo e valgo, ecc.), cervicalgie, lombalgie, problemi post-traumatici e post-chirurgici, problemi respiratori, sportivi e alcuni problemi neurologici.
Il metodo di rieducazione posturale “Les Trois Equerres” (le Tre Squadre) nasce dall’evoluzione degli insegnamenti di F. Mézières, elaborati e sviluppati in più di 30 anni d’esperienza e di ricerca dai terapisti Nicole Verkimpe-Morellì e suo marito Antony Morellì (già allievi di F. Mézières).
Il metodo rispetta i principi di globalità fondamentali tracciati da Mézières ma sviluppa, grazie anche agli studi e alla collaborazione del dott. in Ft. Ugo Morelli, un originale protocollo terapeutico, dolce e progressivo; infatti, mentre attraverso delle posture di “messa in tensione” muscolare si rimuove la causa primaria di una patologia d’origine posturale (la rigidità della muscolatura tonica), il metodo integra e fa proprie delle strategie terapeutiche che variano a seconda della patologia trattata, tendenti ad eliminare la fase algica nel più breve tempo possibile.
La Terapia McKenzie è un metodo di diagnosi e terapia meccanica essenzialmente per disturbi della colonna vertebrale.
Esso è basato su 3 indivisibili canoni:
Lo scopo della terapia McKenzie quindi è, in primo luogo, risolvere l’episodio acuto, oltre che insegnare al paziente ad evitare le recidive tramite un programma di igiene vertebrale costituito da esercizi semplici da eseguire e da posture corrette da adottare durante il lavoro o lo studio, in macchina, nelle attività di vita quotidiana.
Gli esercizi prescritti faranno diminuire gradualmente il dolore che, dalle zone più periferiche del corpo, si “centralizzerà” verso la colonna vertebrale, fino a scomparire.
Il trattamento McKenzie è basato sull’informazione e l’educazione del paziente, fondamentali per la sua partecipazione attiva.
La proposta riabilitativa di gruppo ha l’obiettivo, per ogni persona, di raggiungere una re-integrazione o integrazione del movimento e di tutte le strutture muscolo-scheletriche con la propria coscienza e una nuova o migliore percezione di sé. Questo permette di sostenere meglio il dolore della propria patologia o correggere e migliorare le proprie capacità di movimento.
Il programma è impostato su esercizi attivi che coinvolgono tutti i distretti corporei, basati sull’allungamento muscolare, la respirazione, l’autocorrezione attiva degli squilibri posturali, la coordinazione e tonificazione.
I benefici che si raggiungono includono non solo il miglioramento delle proprie possibilità articolari, ma anche un generale benessere nella vita quotidiana, grazie al cambiamento delle cattive abitudini posturali, di movimento e anche di relazione.
È, infatti, il gruppo stesso uno strumento di lavoro, grazie allo scambio, al confronto e alle interazioni che si creano tra le persone che ne fanno parte.
Possiamo, quindi, considerarla una strada da percorrere come iter riabilitativo sia per gli adulti e anziani, sia per giovani e adolescenti. Un cammino per cambiare il proprio approccio al movimento e all’ascolto del proprio corpo, sia come risoluzione di patologie muscolo-scheletriche che come mantenimento dei risultati rieducativi raggiunti.
È un metodo di rieducazione posturale e riequilbrazione energetica di gruppo che, associando diverse tecniche, fornisce risposte efficaci in quattro direzioni:
Rivolto a tutti coloro che necessitano rieducare il proprio corpo verso una giusta attitudine posturale. Nella convinzione che l’Educazione del corpo e quella della coscienza non si separino.
Questo è un metodo che si colloca in una giusta dimensione tra atteggiamento pedagogico ed atteggiamento terapeutico.
Tecniche manuali dirette a migliorare la qualità di movimento delle singole articolazioni o di gruppi articolari.
Tali tecniche trovano nelle articolazioni della colonna vertebrale il loro campo di applicazione principale (vedi le tecniche di Maigne o McKenzie), ma non meno importanti sono quelle che invece si applicano su articolazioni più grandi come quelle degli arti inferiori o superiori (vedi le tecniche di Mulligan).
Lo scopo principale di questo tipo di metodiche è appunto quello di migliorare la capacità di movimento articolare e come effetti secondari, altrettanto rilevanti, avremo il miglioramento della circolazione locale, l’innalzamento della soglia di dolore, il miglioramento dell’elasticità legamentosa e muscolare, oltre che un ottimo effetto riflesso sulle terminazioni nervose.
Queste pratiche sono efficaci sia da sole, soprattutto nella fase acuta dello stato patologico, sia in concomitanza con altre metodiche riabilitative, quali la rieducazione funzionale, la ginnastica posturale o la terapia fisica, specialmente nei pazienti in fase sub-acuta o cronica.
Da considerarsi non una pratica di medicina alternativa, ma qualcosa di più vicino alla medicina convenzionale, l’osteopatia è una disciplina che considera l’organismo umano nella sua interezza e globalità, basandosi sulle leggi dell’anatomia e della fisiologia tradizionali.
L’osteopata, attraverso l’uso di tecniche esclusivamente manuali, va ad agire sulle articolazioni e sui tessuti del corpo con lo scopo di ripristinare quelle funzioni che in quel momento l’organismo ha perso e lo stimola verso un percorso di guarigione. Il tentativo importante che l’osteopata mette in atto, attraverso un’attenta anamnesi e valutazione del paziente, è quello di risalire alla causa del problema e non alla cura del sintomo. Tutto questo in completa collaborazione e complementarietà con le altre figure professionali, dal medico al fisioterapista.
Per informazioni più dettagliate rimandiamo all’articolo inerente, presente sul nostro sito alla pagina Articoli di divulgazione sanitaria.
Il bendaggio funzionale (o bendaggio adesivo di contenzione dinamica) è una metodica che prevede l’utilizzo di diversi tipi di fasciature: le tradizionali bende elastiche e/o i bendaggi adesivi anelastici (cerotti o tape).
Le caratteristiche principali di queste fasciature sono la flessibilità e la deformabilità, che consentono di ottenere una contenzione dinamica e selettiva dell’articolazione, bloccando o limitando soltanto alcuni movimenti o gradi di essi. In questo modo è possibile proteggere il legamento, il tendine o il muscolo infortunato senza precludere la funzionalità dell’articolazione o del gruppo muscolare interessato.
Il bendaggio funzionale è molto utilizzato in ambito sportivo sia a scopo curativo che preventivo: infatti spesso viene applicato anche ad atleti che non hanno subito traumi articolari proprio per prevenire il trauma stesso o la sollecitazione eccessiva.
Il bendaggio funzionale è utilizzato anche nel recupero di patologie traumatiche, ortopediche oltre che in ambito reumatologico e neurologico per andare a correggere atteggiamenti o mal posizionamenti articolari dovuti alla patologia.
Questa tecnica si avvale di bende adesive elastiche: a differenza del bendaggio funzionale che è contenitivo, il bendaggio kinesiologico trova la sua efficacia durante la funzione articolare o muscolare. Attraverso le terminazioni cutanee infatti, stimola o “corregge” quel determinato muscolo o articolazione verso il normale movimento fisiologico.
Oltre all’azione puramente articolare, questo tipo di bendaggio è utilissimo per ridurre gli edemi o gli ematomi per la grossa stimolazione linfatica che ha, ed è efficace nella gestione del dolore.
Come per il bendaggio funzionale, il bendaggio kinesiologico nasce per essere usato in ambito sportivo, ma è evidente la sua efficacia nella riabilitazione tradizionale perché permette al terapista di utilizzare un importante supporto terapeutico nella gestione del paziente nella fase di recupero funzionale.
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